Urpflanze des Mittelmeers
—riflessione sulle criticità della relazione uomo-natura e rinvio ad una recuperabile dimensione etica

Marcella Barone, Antonino Bove, Alessandro Costanzo, Iginio De Luca, Sebastiano Guerrera, Anna Guillot, Gianluca Lombardo, Gertrude Moser-Wagner, Caterina Sbrana, Francesco Voltolina.

ideazione e cura Anna Guillot
coordinamento Emanuela Nicoletti
in collaborazione con KoobookArchive

testi Paolo Emilio Antognoli, Anna Guillot, Emmanuel Lambion, Luciana Rogozinski, Francesco Voltolina
Graphic design Gianni Latino

11 maggio—12 ottobre  2024
Opening 11 maggio, h 18:30
Finissage 12 ottobre 


© ph. StudioMōrf
© On the Contemporary


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Urpflanze des Mittelmeers —riflessione sulle criticità della relazione uomo-natura e rinvio ad una recuperabile dimensione etica, presso On the Contemporary (OtC) a Catania, è una mostra derivata dal progetto Systema Naturæ realizzato in tre step, nella sede On the Contemporary —in the Garden a Caltanissetta, dove coprotagonista di spazi interni e motivo ispiratore degli interventi è un giardino.

Il ragionamento che in un primo momento verteva sui tre regni naturali precisati da Linneo ed era finalizzato, con altre iniziative, a sollecitare il ripristino di attenzione verso un giardino in abbandono, nel progetto Urpflanze des Mittelmeers punta dritto su senso critico ed etico.

Il termine Urpflanze – il concetto – con il quale Goethe riferiva di una pianta primordiale, quale modello archetipico da individuare in area mediterranea, vede la natura attraverso una trasposizione critica permeata di bellezza, osservazione, meditazione (Sebastiano Guerrera, Gianluca Lombardo, Francesco Voltolina con disegno, video e fotografia) e di suggestioni sinestetiche (Marcella Barone, installazione sonora e intervento ambientale), di desolazione e degrado (Iginio De Luca, Tevere Expo, fotografia) quanto di riproposizione simbolica (Caterina Sbrana, Omphalòs, scultura, antropomorfismo e zoomorfismo), per passare agli stralci documentari in forma video riferiti al regno animale (Gertrude Moser-Wagner, Solidaritaet) e finire, come occasione investigativa di ipotesi e congetture fantascientifiche, sull’esistenza (Antonino Bove – e Maicol Borghetti – frammento video Acronos, o degli esseri omonimi composti di sola materia cerebrale che donano agli umani la formula dell’immortalità).

Naturalmente i molteplici punti di vista valgono come spunti di riflessione, consapevolezza e sollecitazione all’impegno.

Gli interventi di Marcella Barone e di Gianluca Lombardo erano originariamente rivolti al giardino. Lì dal suo profondo il terreno comunicava un respiro proprio ed emetteva voce attraverso il sound dell’installazione site specific Under-Breath (Barone). Mentre lampi di luce e fronde mosse guidavano verso l’alto il movimento di una mano e di un pensiero, e poi ancora di una mano in tensione progettuale, nel video In Between (Lombardo) girato nel medesimo luogo. Nell’attuale trasposizione Under-Breath vede i coni sonori prima interrati, come evaginati. Dissotterrati e delocalizzati, nello spazio OtC di Catania si traducono in fonti sonore espansive «simili a megafoni – scrive l’autrice – che come calchi vivi rendono visibile, in un luogo altro, la vita sotterranea e segreta di quel giardino mettendone a nudo i suoi materiali, la terra, i frammenti di radici, le foglie […]», ivi inclusi i rimandi sonori evocativi connessi alla specificità mineraria del territorio. Il video In Between è invece riproposto in versione originale.

Una sezione differita della mostra riguarda gli interventi di Alessandro Costanzo e di Anna Guillot presso OtC —in the Garden.

Il primo, realizzato ad hoc per la sede decentrata di OtC, è un progetto con implicazioni antropologiche che in un certo senso rimanda a Same Green, Same Sky, lavoro attuato da Alessandro Costanzo su invito di Emmanuel Lambion per la Maison Grégoire a Uccle. Anche a Caltanissetta Costanzo propone un’operazione concettuale costruita sul non possibile dialogo tra due persone in tutto distanti e per nulla comunicanti a causa di un eccesso di radicamento nella propria terra. Costanzo documenta con video e disegni l’impossibilità di comunicazione. Nella presente occasione sarà di nuovo Lambion a seguire il progetto.

Con l’installazione Nucleus Anna Guillot propone un tassello ibrido della sua ricerca incentrata sul tema genealogico. Ma l’ibridazione non è strettamente riferita alla coerenza tematica di una ricerca in atto, consiste invece nel conferire nuovo senso concettuale (ed estetico) ad un accumulo di materiali che potrebbe sembrare semplice esposizione di cimelio. È un assemblaggio di manoscritti riguardanti studi di botanica, fisica e chimica ma anche matematica e libri di agraria dove campeggia uno scritto dedicato alla funzione clorofilliana. Nucleus è riferito alla figura del padre (autore e studioso), quale nucleo fondante, attraverso materiali da lui prodotti e riferiti alle di lui competenze e ricerche.  

Il progetto include una sezione di libri-opera di Ian Hamilton Finlay editati da Wild Hawthorn Press, un corpus di edizioni rare fornite dall’Archivio Koobook con il quale l’artista–giardiniere risulta collegato al tema di Urpflanze des Mittelmeers. I libri di Finlay, il minimalismo dell’artista, la sua disamina concettuale dedicata alla natura ed espressa attraverso parola e disegno evidenziano connessioni intrinseche.

Il progetto Urpflanze des Mittelmeers affianca alla realizzazione della mostra quella di un libro che, a posteriori, focalizzerà l’esperienza della presente rassegna e di Systema Naturæ con testi critici e saggi di Paolo Emilio Antognoli, Anna Guillot, Emmanuel Lambion, Luciana Rogozinski e Francesco Voltolina, e con la documentazione fotografica curata da Studio Mōrf.







Won’t you not see?

(Non vuoi non vedere?)
capitolo C.

con Alessandro Costanzo & Anna Guillot

un progetto a cura di Emmanuel Lambion, Bn Projects
nell'ambito di Urpflanze des Mittelmeers.

21 settembre—7 dicembre 2024
Opening 21 settembre, h 18:00 

OtC —in the Garden, Palazzo Mazzone-Alessi
Via Camillo Benso conte di Cavour, 29
I- 93100 Caltanissetta


© ph. StudioMōrf
© On the Contemporary



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Won’t u not see? (Non vuoi non vedere?) capitolo C.” a cura di Emmanuel Lambion, riguarda gli interventi di Alessandro Costanzo e di Anna Guillot per gli spazi OtC —in the Garden di Caltanissetta.
Si tratta di due interventi site specific che vanno a innestarsi nella mostra “Urpflanze des Mittelmeers” attualmente in atto a Catania presso On the Contemporary.

Con il termine “Urpflanze” Goethe indicava una pianta primordiale da ricercare in area mediterranea. Un modello archetipico formato da pochi elementi infinitamente mutabili e duplicabili. Da parte degli autori coinvolti nel progetto, la ricerca dell’unità nella molteplicità della natura diventa occasione di riproposizione simbolica e socio-antropologica, di approccio alle scienze, e perfino formulazione di ipotesi fantascientifica.

Alessandro Costanzo interviene presso OtC —in the Garden con un progetto installativo fondato su questioni socio-antropologiche passate e presenti che nel territorio di Caltanissetta e della Sicilia interna hanno assunto valenza caratterizzante.
L’allestimento di Anna Guillot è invece basato sulla considerazione che il ruolo della cellula e gli aspetti e i processi generativi della natura – che nell’installazione s’incrociano attraverso elementi diversi connessi alla figura paterna – sono equivalenti a quelli fondativi genitoriali degli umani.

Nel testo di presentazione, Emmanuel Lambion scrive:
«[…] Alessandro Costanzo propone “Oscuru” (cioè buio in siciliano), una serie di installazioni scultoree che collegano in modo dialettico l'interno dello spazio con l'esterno, il giardino rigoglioso e semi-selvatico abbandonato. Come materia prima per le sue sculture, ha utilizzato un agglomerato di pietre miste che combina calcare, marna e gesso, che ha trovato nelle “zolfatare” abbandonate nel territorio della Sicilia interna. Le pietre grezze sono state parzialmente tagliate e forate per permettere alle voci cancellate o dimenticate di Caltanissetta di emergere e farsi sentire.
Costanzo è riuscito a intervistare diversi ex “carusi” sopravvissuti al degrado delle “zolfatare”, insieme a migranti, ai quali ha chiesto di rievocare i momenti oscuri e bui del lungo viaggio che li ha portati in Sicilia e, infine, a Caltanissetta, dove la maggior parte di loro attende che il destino che li riguarda sia segnato (accolti o rimandati nei Paesi d'origine). Queste ultime interviste sono registrate in italiano “spezzato” e nelle loro lingue madri originali (wolof/pulaar). Le registrazioni si integrano tra loro e fuoriescono in modo flebile ma incisivo dalle sculture di pietra, che si caratterizzano come strane appendici degli elementi dell’arredo di questo spazio concepito come luogo d’arte e residenza.
La più grande “scultura parlante in pietra” è collocata in giardino, come se la voce delle viscere di Caltanissetta e del suo recente passato cancellato stesse riemergendo dal terreno.

Da alcuni anni la pratica di Anna Guillot indaga il potenziale della genealogia come catalizzatore epifanico e prisma per esplorare il presente. Questo è ciò che ha elaborato, anche se in modo laterale, per “Won't you not see? Capitolo C”. Il punto di partenza della sua installazione “Nucleus (Cor)” è una ricerca intorno agli scritti e alle aree di indagine del proprio padre, autore e ricercatore di scienze agrarie presso ICE - I (e soprattutto in proprio).
Materiale testuale stampato e autografo relativo alle scienze agrarie, a biologia, botanica, chimica, fisica e matematica costituisce quindi la base dell'installazione che, come altre volte nel lavoro di Guillot, trova una ulteriore articolazione estetica e concettuale attraverso la proiezione di un’immagine, un manoscritto incentrato sulla fotosintesi, dando una duplice interpretazione al titolo dell'installazione che mette così la natura e i suoi processi autogenerativi sullo stesso piano della figura paterna.
L'ibridazione concettuale in atto nella proposta di Guillot trova anche una metaforica soluzione visiva nel modo in cui annotazioni, frammenti, immagini sono inseriti e integrati nella proiezione. Rispondendo in modo specifico al fil rouge della mostra, il processo di dissotterramento dell'approccio intertestuale associativo e rizomatico caro ad Anna Guillot porta a svelare personaggi ancestrali e primordiali troppo spesso relegati nell'oblio.»

La mostra include una selezione di libri-opera di Ian Hamilton Finlay editati da Wild Hawthorn Press, un corpus di edizioni rare fornite dal KoobookArchive, con il quale l’artista-giardiniere di Edimburgo risulta collegato al tema del progetto “Urpflanze des Mittelmeers”.

A manifestazione conclusa sarà realizzato un libro con testi critici e saggi di Paolo Emilio Antognoli, Emmanuel Lambion, Luciana Rogozinski e di alcuni artisti. La documentazione fotografica sarà curata da Studio Mōrf.



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